(Iniziano ad arrivare le prime recensioni sul web, dedicate al romanzo “Confessioni di un evirato cantore”. Questa volta è il turno della rivista Liberi di scrivere, nella quale l’autrice Giulia Iannone ha cercato di mettere in luce alcune delle caratteristiche generali di questo romanzo. Lo ha fatto, secondo me, con un piglio giovanile, moderno e spigliato, quasi a voler dimostrare come la scelta di misurarsi con la categoria dei romanzi storici possa rappresentare, anche in questi difficili tempi moderni, un valore in più, l’occasione per i lettori di scoprire più di un punto in comune tra il passato e il presente. E di accorgerci, ammesso che ciò possa ulteriormente servire, di quante lezioni il passato ci fornisca ancora oggi. Nonostante l’apparente aridità dei saggi storici, delle ricerche, dei documenti. Alla fine sono i sentimenti, i vissuti, le personalità, le gioie e le sofferenze dei vari personaggi ad emergere dal grigiore delle carte stampate, un po’ ingiallite e lasciate custodite in questa o in quella biblioteca storica. Ringrazio pertanto la redazione di Liberi di scrivere, e propongo pertanto di seguito il testo della recensione. A.M.)
“Confessioni di un evirato cantore” di Achille Maccapani Edizione I Tascabili Fratelli Frilli Editori 467 pagine Euro 15,90 .
Presentiamo ai lettori di Liberidiscrivere un noir storico di suggestivo interesse. Ambientato tra l’ultima metà del ‘700 e gli inizi dell’ ’800, ha per scenario la Milano asburgica, le campagne della provincia, lo sfarzo sontuoso delle varie capitali europee, da Londra a San Pietroburgo. Romanzo appassionante e accurato in cui emergono le luci e le ombre di un epoca lontana e nonostante tutto molto simile alla nostra. All’ accurata ricostruzione storica si unisce l’amore per l’intrigo, la riflessione politica, il gusto per il paradosso.
Ma chi era Luigi Marchesi il protagonista di questo noir anomalo e originale? A molti questo nome non dirà nulla perché la polvere della storia ha un po’ offuscato la sua fama ma ai suoi tempi era una stella di prima grandezza della lirica, una voce bianca. Maccapani ce lo presenta vecchio, stanco, malato, angosciato dalla paura della morte: “Il ricordo mi ossessiona. Mi angoscia. La paura di morire, di ritrovarmi a dover affrontare i guai che ho combinato, i peccati che ho commesso, le cose starne che mi sono accadute, non mi abbandona”.
Ritiratosi nella quiete della vita agricola, nella calma e nel silenzio della campagna lontano dal turbinio del bel mondo e desideroso di riappacificarsi con Dio per mezzo di un giovane sacerdote Don Francesco Zoja, bergamasco di Pontirolo Nuovo, di famiglia contadina, lo nomina esecutore testamentario per essere certo che la sua lunga vita da peccatore non sia stata inutile ma le sue ingenti ricchezze finiscano ben spese in opere pie e di misericordia.
Durante una serie di incontri Luigi Marchesi affida a lui le sue sofferte confessioni ricordando la sua vita scellerata e tumultuosa in un lungo flashback, che inizia dall’infanzia, dal debutto difronte all’ imperatrice Maria Teresa d’Austria che intuisce il suo talento e raccomanda che la sua voce straordinaria non si disperda ma venga curata e lo incoraggia prevedendo che un giorno diventerà un grande cantante lirico conosciuto in tutti i palcoscenici, dalla dolorosissima operazione necessaria che cambierà la sua vita preservando la sua voce angelica la sua voce bianca, chiara fluida, perfetta da sprano pur essendo di sesso maschile ma che gli impedirà per sempre di procrerae e avere figli, alla giovinezza come musico soprano alunno nella Cappella del Duomo e prosegue con i successi della sua vita adulta sui palcoscenici di tutta Europa.
La voce rappresenta tutto per Luigi Marchesi, la sua esistenza, i suoi sacrifici, il suo desiderio di esibirsi davanti ad un pubblico. Ma il successo, la fama, le ingenti ricchezze, le donne sempre ai suoi piedi non bastano a riempire una vita vuota sempre spesa per inseguire grette ambizioni di riscatto sociale.
E’ tuttavia anche la storia di un amore umanissimo e impossibile per la pittrice Maria Cosway ma soprattutto di un rimorso per un omicidio commesso che se anche la giustizia degli uomini non lo persegue, la sua coscienza lo accusa e lo tormenta anche nei sogni.
Pagine dense, ricche di storia e di umanissima pietà, pagine con cui Maccapani con sensibilità e vivacità fa rivivere un mondo dominato da invidie e odi feroci coperti dalla patina scintillante dei lustrini e degli applausi.